Impegnarsi per uno scopo socialmente utile gratifica l’anima
– Articolo pubblicato sulla rivista ” L’Agente di Assicurazione”
A cura di Andrea Pieri
Quando mia nonna paterna si ammalò di leucemia, ci fu un grande sconforto in ambito famigliare. Era la prima volta che da adolescente stavo vivendo un dramma del genere e ne fui colpito nel profondo del mio cuore. Mia nonna Dora era sempre stata per me una donna molto forte e mai avrei pensato che una malattia l’avrebbe potuta strappare ai suoi affetti. Certo, come tutti noi sapevamo bene, i miei nonni non sarebbero stati eterni e un giorno ci avrebbero dovuto lasciare, ma vederla spengersi nella sofferenza, consumandosi giorno dopo giorno, precipitando dall’alto della sua forza di quando stava bene, mi colpì molto.
Così oggi sono Vicepresidente di Asvalt e soprattutto uno dei tanti volontari. Fare il volontario è un qualcosa di veramente unico e meraviglioso dal punto di vista umano, perché sai, dentro te, che in quei momenti della tua vita stai facendo bene, ti stai comportando bene. Diventando a tua volta genitore, senti anche di essere da esempio per i tuoi figli. Stare tra la gente nelle piazze per raccogliere fondi, piuttosto che organizzare spettacoli, concerti, partecipare a manifestazioni sportive, i cui ricavati sono interamente donati alla prevenzione e a produrre sollievo dal dolore di coloro che, purtroppo, sono nella fase terminale della loro esistenza, ti gratifica nel profondo della tua anima.
La vita non è fatta quindi di solo business, come dice il titolo della presente area tematica, ma anche per fare qualcosa a favore degli altri, senza aspettarsi di ricevere indietro nulla. Sebbene, alla fine, non è neanche così, perché la ricchezza che ti riempie il cuore, sono gli occhi pieni gratitudine e le parole di riconoscenza da parte delle persone che sono ancora vive per merito della prevenzione, la consapevolezza espressa dai famigliari che un’associazione come quella di cui faccio parte, ha fatto tutto il possibile per salvare il proprio caro dalla malattia o quantomeno per alleviare il più possibile il dolore che prova. E questa la parte bella del nostro Paese che troppo spesso parla male di sé stesso e che invece ha molto da insegnare anche in questo ambito. Ho posto così anche alcune domande a mia Madre, per comprendere ancor di più cosa abbia voluto dire credere in questa missione e cosa gli ha lasciato dentro così tanta militanza solidale:
Sono passati tanti anni da quando pensasti di fondare Asvalt, nel tirare le somme dei tanti traguardi raggiunte, che resoconto puoi fare?
Sono molto contenta perché tutto ciò mi ha dato tanto, pur avendo avuto all’inizio problemi di ogni genere da superare e risolvere. Primo su tutti far cambiare mentalità alla gente circa l’importanza che ha la prevenzione per sconfiggere il tumore. In tutto ciò non mi sono certamente sentita sola, perché ho avuto accanto a me molte persone capaci e volenterose, che si sono impegnate senza nessun torna conto economico al riguardo. Io sono stata solamente da traino per tutti loro. Oggi, poi, sapere che siamo stati i primi a partire in Toscana con i programmi di screening mi riempie di orgoglio, così come il fatto di non aver mai ricevuto alcuna critica dal mondo sanitario e dalla politica, ma solamente espressioni di gratitudine per ciò che siamo riusciti a realizzare.
Il mondo della prevenzione contro i tumori da quell’epoca del lontano 1987 ad oggi è cambiato molto, in cosa nel particolare?
Quando all’inizio parlavamo di screening i più ti guardavano come se tu avessi avuto due teste, poi però man mano qualcosa è cambiato e le istituzioni, la sanità e la società più in generale, hanno cominciato a crederci, in primis i medici come il Professor Saba (Primario di Radiologia all’epoca nell’ospedale di Pescia) e poi il suo successore Professor Romagnoli.
Oggi però sogno la realizzazione di un Hospice per gestire il fine vita delle persone che non hanno possibilità di guarigione, più accogliente, più famigliare, con un bel giardino, dove l’ammalato possa vivere gli ultimi momenti della propria vita, in un ambiento il più famigliare possibile. Dovranno poter tenere nella propria stanza gli oggetti a cui sono affezionati e poter camminare in giardino pieno di fiori e belle piante, passeggiando in compagnia dei propri cari, con la possibilità di avere nei propri occhi queste ultime immagini, le più serene possibili e non nella solitudine come spesso purtroppo accade.
Umanamente cosa ti ha lasciato vivere in maniera così attiva il mondo del volontariato?
È un insieme di sentimenti. La provvidenza è stata così buona con me ed io dovevo rendere qualcosa di tutto ciò ed averlo fatto per il bene degli altri mi ha reso e mi rende felice. Quando si può fare del bene, non farlo non rientra nel mio modo di pensare.
Perché ho ritenuto utile parlarvi di questa mia storia personale, perché reputo il Sindacato una grande famiglia, all’interno della quale condividere queste esperienze, consapevole del fatto che molti altri colleghi hanno storie altrettanto belle da raccontare, che fanno di noi non solamente dei freddi professionisti dediti unicamente agli affari, quanto piuttosto persone con valori che non sempre sono così comuni ad altri. Sono infatti fermamente convinto che dietro ad un buon professionista, debba esservi un’ottima persona, che dimostra di esserlo e ritenersi pienamente tale proprio in quei momenti di vita sociale diversi dal lavoro. Questo non vuol dire che tutti debbano essere volontari di quale che sia associazione, ma persone sensibili a tali valori certamente sì ed in ambito sindacale ne conosco diversi di colleghi che lo sono. In futuro mi piacerebbe poter parlare di più di tali esperienze, perché sono utili a tutti. Spesso infatti siamo portati a parlare solamente di argomenti di lavoro non sempre purtroppo positivi; far emergere invece anche questo spaccato di vita positivo ci può aiutare, anche se magari per poco tempo, ad affrontare le tante difficoltà che ogni giorno attanagliano il nostro lavoro.
Naturalmente i miei genitori iniziarono ad occuparsi di lei, accompagnandola anche alle varie visite presso il vicino ospedale di Pescia, cittadina a pochi chilometri da Montecatini Terme dove abitiamo. Fu in quel periodo che frequentando abbastanza assiduamente l’ospedale, mia Madre Felicia si accorse che l’ospedale era privo di quella che già all’epoca era ritenuta la strumentazione di eccellenza nella lotta contro i tumori, ossia la TAC. Se ne rese conto perché vide posteggiato a fianco di un’ala dell’ospedale, un grande autotreno attrezzato proprio con quel macchinario che mancava all’interno dell’ospedale. Capì che questo voleva dire che le persone bisognose di cure ed anche e soprattutto di prevenzione, non avevano localmente le stesse opportunità di altri cittadini che potevano contare, all’interno del proprio ospedale, della presenza di questa preziosa strumentazione. La conseguenza era che le file per poter ricevere le diagnosi si allungavano notevolmente rispetto ad una situazione normale e che nel frattempo però le persone continuavano a morire di tumori, senza avere la possibilità di giocare le sorti della propria vita ad armi pari con questa tremenda malattia. Fu così che, mossa da un misto di rabbia e voglia di cambiare le cose, chiese ed ottenne un incontro con il Primario della Radiologia dell’Ospedale di Pescia, per capire come mai un ospedale come quello non avesse ancora la propria TAC.
Dall’altra parte trovò fortunatamente un medico, ma soprattutto un uomo, molto sensibile a tali tematiche, che capì immediatamente come quella donna avrebbe potuto cambiare le sorti per il reparto da lui diretto, ma che soprattutto avrebbe potuto fare un qualcosa di prezioso per la comunità locale.
Nasce As.Va.L.T., l’Associazione Valdinievole per la Lotta contro i Tumori
Insieme fondarono, nel lontano 1987, l’Associazione Valdinievole per la Lotta contro i Tumori, e fin dal primo momento prese parte al progetto anche mio padre Arnaldo che, nella sua funzione di Presidente, ha avuto un ruolo fondamentale per la sua crescita ed evoluzione, fino a diventare, dal punto di vista sanitario, un fiore all’occhiello della nostra realtà regionale. Certamente anche con il contributo di tante altre persone.
In ambito famigliare da quel momento entrò in maniera preponderante l’Associazione con il suo acronimo AS.VA.L.T., con le sue numerose iniziative sul territorio utili per la raccolta di fondi per poter comprare la tanto desiderata ed ambita Tomografia Assiale Computerizzata. Dopo alcuni anni, per merito dell’impegno di molti volontari di Asvalt e della generosità dei tanti cittadini molto attivi sul piano sociale e della prevenzione contro i tumori nell’area della Valdinievole, comprendente al suo interno ben 11 comuni, fu finalmente donata all’Azienda Sanitaria Locale di Pistoia la TAC, che fu definitivamente installata di lì a poco all’interno del reparto di radiologia dell’ospedale pesciatino.
Negli anni poi Asvalt ha continuato la sua opera di raccolta fondi, allo scopo di acquistare numerose strumentazioni ed attrezzature utili per la prevenzione, ma anche a livello chirurgico per migliorare la qualità degli interventi e allo scopo di consentire ai malati di non doversi spostare verso altre e distanti strutture per potersi curare. Realizzazioni culminate con l’acquisto di una Risonanza Magnetica, strumentazione che si può dire abbia ulteriormente alzato l’asticella del livello di analisi e prevenzione contro le forme tumorali. Infine la creazione della Casa della Prevenzione dove ogni anno, in collaborazione con l’Azienda Sanitaria Locale vengono svolti i più importanti screening sulle fasce di età a rischio di insorgenza dei tumori.
Di tutta questa realtà ero orgoglioso soprattutto per ciò che i miei genitori erano riusciti a realizzare, ma ne sono rimasto per un po’ di tempo in disparte, forse perché da giovani si hanno altre priorità. Crescendo, però, il senso di donare parte del proprio tempo libero al volontariato per aiutare la raccolta fondi, è diventato sempre più un impegno e un valore presente nel mio modo di essere.